Caro Ministro Bussetti, desidero essere decisa in quello che sto per scriverle, come lo è stato Lei con l’affermazione delle sue parole che- il Sud deve impegnarsi e lavorare di più-. Credo, caro Ministro che Lei ha leso profondamente l’unica cosa che ancora conta veramente in questo Paese, la “dignità” di noi gente del Sud. Lei Ministro, non ha la minima idea del peso delle sue parole, che sono arrivate come una pugnalata alle spalle. La parola, è un’arma potente e se usata in modo errato crea danni irreparabili, quelli che non si possono più recuperare anche se qualcuno ha cercato di girare la frittata. Abbiamo compreso e percepito tutti allo stesso modo il significato e la severità del suo sguardo quando proferiva. Si vede Ministro, che Lei non ha mai toccato con mano la difficoltà che vive la scuola oggi, non ha mai provato il senso di impotenza quando non hai strumenti da maneggiare per tramandare cultura, conoscenza ed educazione ai tuoi alunni. Si, perché, la cosa che più mi sgomenta è il fatto che lei è un docente e la scuola con tutte le sue difficoltà la dovrebbe conoscere bene, in particolar modo quella del Meridione. Forse, sono io che dimentico un dettaglio, noi siamo al Sud e quindi siamo gente di serie “b”. Eppure mi creda, vorrei che il pregiudizio scomparisse dalla testa del resto degli italiani, che credono che al Sud non si fatica e si vive sulle spalle dell’Italia che produce, quella a Nord. Vorrei farle conoscere di persona, le centinaia e migliaia di docenti (e non solo), che fanno bene il loro lavoro, a volte rischiando la vita in quelle periferie dove lo Stato non esiste. Noi viviamo in trincee e dobbiamo inventarci l’impossibile per sperare di dare un futuro ai giovani che saranno i cittadini di domani. Non mi dilungherò ad elencarle quello che sappiamo o non sappiamo fare, Lei lo sa fin troppo bene, anche perché dopo tutte le lettere che le sono pervenute, qualche considerazione se la sarà fatta. La invito, in virtù di quanto avvenuto, ad impegnarsi a cambiare veramente le cose, a pretendere che l’Italia sia veramente unita da Nord a Sud senza distinzioni, che nessuno in futuro possa sentirsi escluso dai programmi delle istituzioni e che anche in fondo allo stivale si ha voglia di emancipare e sviluppare.
Dove cominciare?
Comincerei dal far tornare a casa le mie sorelle che da anni vivono in Lombardia per insegnare (con impegno e dedizione) nelle sue scuole perché qui non hanno trovato posto. Sono venute su a fare tanti sacrifici, lontane dagli affetti più cari, dai figli e dalla loro cultura, si, quella cultura che Lei non conosce, ma che è in grado di alimentare sogni e speranze che coltiva storie di vita. La nostra è una cultura umana che pure si tramanda. E poi, di continuo mi chiedo per quale motivo nessuno (Stato), viene ad investire nelle nostre belle e accoglienti regioni. Forse ci sono progetti più grandi per chi ci ha depredato e abbandonato e gli interessi si sa, fanno a pugni con i reali bisogni del vivere. Le ricordo inoltre, che la domanda della giornalista (che l’ha infastidita) di possibili investimenti da fare nelle nostre scuole, è stata più che lecita dal momento che sono soldi pubblici che noi cittadini versiamo con le tasse e non un regalo.
Investire nella scuola italiana significa…
Investire nella scuola italiana e nello specifico in quella del Mezzogiorno, significa contrastare la cultura dell’illegalità e le mafie. Significa offrire una cassetta degli attrezzi ben fornita per la vita a bambini e adolescenti. Aiuta le famiglie dove entrambi i genitori lavorano e non sanno a chi affidare i propri figli a mantenere vivo il dialogo educativo. Questo aiuto molto spesso è negato, come è successo di recente nella mia città (Napoli), che già soffre di carenza di servizi e chiuderà ben 8 asili sui 62 totali lasciando trecento bambini senza un luogo dove giocare e crescere per mancanza di risorse. Le ripercussioni saranno inevitabili anche per il lavoro degli educatori che dovranno cercare altrove. Le ricordo inoltre che noi docenti, facciamo sacrifici da una vita poiché dopo gli studi, siamo destinati ad una vita di precariato e di stipendi da fame. Di contro, ci troviamo una scuola abbandonata a se stessa fatiscente e in quartieri che le Istituzioni vogliono tenere nel sottosviluppo. Mi creda, le sue parole erano perfettamente contestualizzate al momento e gonfie di critiche inopportune. Per me, un Buon Governo è quello che permette ai cittadini di una Nazione attraverso leggi e sforzi congiunti, di produrre benessere e armonia che attualmente mancano. Un Buon Governo punta a formare e istruire giovani offrendo opportunità di lavoro e ricerca nel proprio Paese e non lasciandoli scappare da un luogo dove non esiste meritocrazia. Sento che la mia generazione del Sud, è stata distrutta da una politica demagogica e poco democratica e dopo tutti questi danni non potete colpevolizzarci per non essere all ’altezza delle vostre aspettative e delle vostre richieste, è inaudito. La verità è una sola: voi avete paura di sviluppare il Sud perché con la nostra intelligenza, il nostro ingegno, la nostra capacità di adattamento a tutte le situazioni, ma in particolar modo con la nostra umanità, potremmo governarvi tutti e forse chissà potreste essere voi a Sud di qualcuno. Caro Ministro, alla fine contano i fatti e noi meridionali ancora non ne abbiamo visti, la politica attualmente e forse per i prossimi vent’ anni, resterà un piatto vuoto.
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