Quest’anno il Napoli Teatro Festival ha selezionato nella sua 12 edizione, un gruppo di ballo veramente speciale. Si tratta degli alunni del III e V Liceo Coreutico del Suor Orsola Benincasa che hanno messo in scena un balletto in tre quadri e un epilogo per pianoforte e voce recitante dal titolo: “L’amore non è un gioco” liberamente ispirato alla boîte à joujoux di Claude Debussy. L’ispirazione è nata dal progetto alternanza scuola/ lavoro svolto a febbraio, che ha visto i giovani protagonisti esibirsi nel Conservatorio di San Pietro a Maiella. Il debutto festivaliero è avvenuto nella splendida cornice del Cortile delle Carrozze di Palazzo Reale.
Vediamo come è stato pensato…
Il soggetto della rappresentazione è nato da un’esigenza dei giovani, i quali hanno provato ad immedesimarsi in un rapporto amoroso “violento”. La danza è stata la forma espressiva per eccellenza per favoleggiare il complicato e spesso inspiegabile conflitto che si genera oggi più che mai nella relazione uomo-donna. Un tema delicato se si considera l’età dei protagonisti, in piena fase adolescenziale, pervasa da relazioni oppositive e distanziali con i genitori, di crisi esistenziali e di ricerca identitaria, dove, facilmente il bisogno “d’amore” se non adeguatamente gestito, cede il passo alla sopraffazione e, molto spesso, alla prevaricazione che mortifica e offende l’altro. Gli adulti in questo passaggio, sono chiamati ad essere presenti e portatori di esempi positivi per permettere al giovane, di crescere in armonia senza il rischio di cadere nell’inganno di un sentimento vuoto. Anche la scuola fa la sua parte e attraverso gli strumenti e i metodi che le sono confacenti, stimola gli allievi al pensiero critico e a coltivare la propria crescita interiore come tesoro da custodire per la vita.
Come hanno lavorato gli studenti e con chi?
L’aspetto singolare di questa rappresentazione è dato dal contesto nel quale si è realizzata. I docenti SOB hanno fatto sì che i giovani danseurs, vivessero l’esperienza con ballerini professionisti. Un impegno di tutto rispetto se consideriamo la disciplina ed i sacrifici con i quali i ballerini esperti gestiscono la loro vita. I loro maestri sono stati: Maria Venuso che ha curato testi e drammaturgia, Edmondo Tucci per la coreografia e regia.
Metafora o realtà?
L’opera musicale La boîte à joujoux, di Debussy fu pensata per il teatro di marionette illustrata dal coreografo e costumista André Hallé, disegnatore di giocattoli e scrittore di libri per bambini. Il compositore la dedicò a sua figlia Emma, detta Chouchou. Il titolo dell’opera significa letteralmente scatola dei giocattoli e metaforicamente la scatola rappresenta una città e i giocattoli gli uomini che la abitano. La storia racconta di bambole danzanti, un soldatino di legno resta colpito da una di loro, la quale però ha promesso il suo cuore ad un Pulcinella superficiale e aggressivo. L’intreccio amoroso propone una chiave di lettura moderna legata alla violenza di genere. I ballerini accompagnati al pianoforte da Paola Volpe, con i loro movimenti sospesi in avanti, al contrario, con passi veloci, intensi, struggenti, hanno espresso tutta la forza e il desiderio di lotta per un amore che vuole essere ascoltato, accolto, nutrito, non offeso e oltraggiato. La voce recitante è stata quella di Arianna Sorrentino, proveniente dal Bellini Teatro Factory, che ha saputo dare forma alla coscienza maltrattata, abusata, che attraverso un dialogo intimo trova la forza di opporsi alla violenza e sceglie di essere libera di amare e rispettarsi. Un diritto dovuto come “donna” e come persona. L’amore non è un gioco, i ragazzi lo sanno… perché nasce vivo in ognuno di noi il desiderio di amare senza paura, ma nel rispetto di sé e dell’altro. Lo spettacolo è stato un successo inaspettato, ma sono certa che se fosse stato accessibile ad un pubblico più ampio, avrebbe avuto un apprezzamento ulteriore. Un ringraziamento necessario va a Tiziana De Tora, che ha curato le scenografie e Rita Carbone per i costumi, docenti instancabili che hanno guidato gli alunni del Liceo Artistico SOB nella realizzazione di scene e costumi.
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