Argomentare di autismo non è semplice. Bisogna sapersi muovere nei meandri delle ricerche scientifiche, dei metodi e delle terapie. A mio parere, è importante confrontarsi, ricercare, integrare e attenersi ai risultati. Per questo ho intervistato il prof. Massimo Borghese, foniatra, otorinolaringoiatra esperto di patologie della comunicazione. La sua attività di clinico, ricercatore e formatore di terapisti si svolge da oltre trent ’anni in diverse città italiane ed estere. E’ autore di numerosi libri sulla diagnosi e cura dell’autismo e altre comunicopatie. L’’autore nell’intervista, ci spiega che l’autismo rappresenta una patologia molto complessa. Ha molteplici origini e caratteristiche di manifestazioni, diverse da soggetto a soggetto. Non è quindi pensabile concepire un unico “metodo” applicabile a tutti coloro che vengono inquadrati e diagnosticati come autistici.
Per il prof. Borghese non esiste il “metodo”, ma si dovrebbe piuttosto secondo la sua filosofia terapeutica, confezionare di volta in volta, di caso in caso, scelto tra le diverse possibilità di intervento curativo, che può risultare più adatto alle esigenze e alle caratteristiche del singolo paziente da trattare.
Allora cosa fare?
Borghese ha sempre ribadito che l’autismo non è l’espressione di un disagio psicologico o psichico. Il bambino autistico non è “bloccato” ed ha bisogno quindi di essere sbloccato per poter ripresentare intatte e funzionanti tutte le abilità che gli mancano. Rientrare nello spettro autistico –chiarisce il professore- significa avere una serie di danni cerebrali, quasi sempre metabolici, immunologici, intestinali e altre comorbidità, che hanno leso un organismo in più parti a diversi livelli di funzionamento. Ne deriva che un intervento rimediativo non può non tenere conto di questa complessità patogenetica, clinica e biochimica, immunologica, tossico-metabolica, le cui espressioni sintomatologiche sono differenti da caso a caso e, variamente combinate tra di loro.
L’importanza della terapia
Intervenire tempestivamente è fondamentale per il professore, con iniziative terapeutiche complesse e diversificate che puntino da un lato a riattivare o instaurare le funzioni comunicative carenti, dall’altro a riequilibrare (ove possibile), le disfunzioni biologiche. L’intento principale delle terapie di Borghese è quello di integrare le proprie conoscenze ed esperienze, attraverso un continuo confronto e dialogo con altre discipline mediche e riabilitative. L’evidenza sono i risultati conclude lo specialista, che forniscono il parametro per ritenersi competenti nella gestione diagnostica e terapeutica per le sindromi autistiche. Non sono la laurea in medicina e chirurgia né la specializzazione in pediatria o in materie neurologiche ad autorizzare a definirsi “esperti di autismo”, ma è un diritto morale e materiale considerarsi esperti del settore, quando si hanno le reali competenze ed esperienze maturate sul campo.
Vi lascio all’intervista video con contenuti di approfondimento. Vi aspetto per domande sull’argomento. Buona visione
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Buon pomeriggio….ho letto e visto l’intervista, bella come sempre , il professore molto chiaro sull’argomento e molto propositivo, rifletto e penso di essere fortunata come mamma , non è una cosa da poco , quanti genitori devono sostenere una situazione non facile, speriamo che si divulghi di più l’argomento con questo tuo contributo nel sociale . Bravaaaaa continua cosí
Iluminanti le parole del professore. Credo sia importante la divulgazione dell’approccio proposto. C’è molta confusione e poco si sa rispetto ai disturbi dello spettro autistico. Come docente ho avuto diversi alunni autistici e, come ha puntualizzato il professore Borghese, ogni caso è diverso dall’altro. Mi piacerebbe poterne sapere di più. Nel team di professionisti coinvolti nel “metodo” proposto, forse anche i docenti potrebbero avere un ruolo importante.
Gentile Rosa, lei ha centrato il cuore dell’argomento. Speriamo che in tanti, docenti compresi, siano finalmente interessati e propensi a saperne di più riguardo gli autismi.Il mio intento è divulgare un sapere che possa essere condiviso e partecipato per aiutare soprattutto le famiglie, lasciate spesso sole. Ci segua, ci saranno degli aggiornamenti.