L’insostenibile leggerezza dell’irresponsabilità appare un’ovvietà di questi tempi. L’incertezza è tanta e lo scenario che ci circonda non sembra proporre nulla di buono. Disastri epocali ce ne sono stati tanti, ma credo che non ne abbiamo tratto insegnamento se continuiamo a commettere gli stessi errori.
Mettiamoci pure una classe politica incapace e le conseguenze sono inevitabili. Ci siamo abituati troppo bene al meglio, al facile, al consumismo a scalare vette sociali senza fatica, ma non abbiamo fatto i conti con l’imprevisto, l’incerto, l’imperfezione dell’umanità, la necessità di essere comunità e la morte. Eh si la morte che in quest’ultimo anno non ci ha lasciato respirare un momento. Non è una riflessione nata dal momento né una crisi intimista è soltanto un dato di fatto dal momento che l’irresponsabilità altrui mette a repentaglio anche l’altro.
Perché prima o poi può toccare anche a te
Così un bel giorno ti svegli con il Covid nonostante tu abbia rispettato tutte le regole imposte, sebbene ti sei immedesimata nella disperazione altrui e ti sei imposta un ruolo rigido ed estenuante sempre per avere cura delle persone più fragili. Ad un certo punto comprendi che tutte le domande che ti sei posta e la paura che hai provato per te e per chi ti sta intorno è semplicemente un problema tuo poiché tutto quello che sta succedendo al “mondo” sembra non importare a nessuno, ma solo a te.
E l’odissea comincia…
Dopo il primo lockdown le cose a mio avviso dovevano essere gestite in un altro modo. Non bisognava concedere viaggi all’estero, bisognava al contrario chiudere le frontiere e mettere in atto un piano emergenziale più efficiente. Inutile poi stare a guardare la devastazione che ancora ci assilla. Inutile progettare interventi mai applicati e norme mai rispettate che hanno al contrario, legittimato tanti al fai da te. Le persone continuano a contrarre il virus anche in modo asintomatico e, secondo me, è proprio questa caratteristica che ne permette la diffusione. Per questa ragione ti può capitare che qualcuno della tua famiglia entra in contatto con un positivo, tu pur conoscendo tutto l’iter (quarantena preventiva), invece di startene tranquillo/a te ne vai spensierato in giro, al lavoro, senza pensare minimante che “devi” stare a casa, che è un tuo dovere, una tua responsabilità verso tutti. La tua superficialità, la tua irresponsabilità e strafottenza, in nome di cosa non si sa, sono l’inizio dell’incubo per altri.
L’esperienza è vita
Questa è la mia personale esperienza. É stata l’angoscia peggiore della mia vita. La paura di perdere chi amo e la rabbia del sistema di cose che mi circonda. Ho avuto fortuna perché in questa pandemia non puoi sapere il virus come si comporterà nel tuo corpo. Sono un soggetto asmatico eppure sono stata asintomatica e non ho avuto nessuna difficoltà particolare se non la perdita del gusto e dell’olfatto. Al contrario, mio marito ha avuto difficoltà respiratorie e la preoccupazione più grande è stato il timore di non ricevere aiuto. Quando sono stata costretta a chiamare il 118 l’ambulanza è arrivata grazie alle forze dell’ordine altrimenti saremmo stati abbandonati a noi stessi. Alla fine tutto si è concluso per il meglio, ma resta di fatto l’incertezza organizzativa e la mancanza di risorse e strutture mediche.
Non finisce qui…
Risultare positivi al Covid implica anche altre questioni, non solo quella incerta dell’evolversi della malattia come già descritto, ma la responsabilità penale. Inutile che vi descriva come si svolge il periodo di quarantena, ma ci si aspetta almeno di essere monitorati dalle forze dell’ordine o dall’ASL. Anche questo purtroppo non avviene e resta tutto nelle azioni coscienziose di chi è positivo. Di noi nessuno si è interessato nemmeno per il tampone di controllo che abbiamo richiesto con insistenza e che siamo andati ad effettuare in autonomia. E qui viene il bello. Fin qui sembra tutto semplice, ma non lo è stato credetemi, ma so di aver fatto tutto quello che potevo nelle mie possibilità oltre a pregare che non accadesse il peggio. Ciò che mi sciocca e infuria ancora oggi è l’irresponsabilità di chi non si autodenuncia per non sottostare alla quarantena. A chi nasconde la positività per vergogna (come se fosse una lettera scarlatta), a tutti coloro che credono che non si ammaleranno mai e ne negano l’esistenza.
Ne sono uscita più forte
Non lo trovo giusto, non lo trovo onesto ed edificabile. Siamo tutti a pezzi chissà quando ci riprenderemo psicologicamente, emotivamente ed economicamente, ma dobbiamo essere uniti e forti. Penso ai giovani, a quante opportunità sono state sottratte al loro futuro al loro mondo interiore ed esperenziale. Non è questo il mondo che voglio, non è ciò che mi rende felice e piena di speranza. Non voglio un mondo che si affanna a costruire ad erigere idoli se poi uccide i valori e l’umanità. Di una cosa sono certa nonostante tutto quello che ho vissuto e continuiamo a vivere, non smetterò di amare la vita, di infondere amore ai miei studenti e renderli ricchi di sogni e speranze poiché sono le uniche creazioni che nessuno può distruggere nemmeno un virus. Oggi tutto ha un sapore nuovo è il bello del saper gustare…
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