È giunto il momento di fermarsi e capire dove stiamo andando come esseri umani. Non si può e non si deve più accettare la violenza perpetrata dai nostri giovani. Questo agire crudele ai danni dell’altro é un forte segnale di disagio, di malessere di vivere che nessuno è più in grado di cogliere.
Bisogna fare un passo indietro e ripensare la famiglia come un luogo dove non si educa, non si creano relazioni, non si cresce come uomini e donne. Si assiste ad una totale assenza di valori e senso comune, che hanno fatto perdere di vista il vero senso di esistere. Dobbiamo ammettere che non siamo più in grado di comprendere la complessità sociale e, quindi, di rispondere adeguatamente alle situazioni , che ci mettono in relazione con l’altro. Le famiglie oggi rispetto al passato sono lasciate ancora troppo sole nell’educazione dei figli e non ricevono aiuti dalle generazioni passate.
La famiglia oggi
La famiglia in sé ha cambiato la sua connotazione di luogo principale di trasmissione di valori e di cultura. È costantemente sollecitata dalle continue mutazioni sociali e culturali. I ” nuovi genitori” sono smarriti, non hanno modelli da seguire, si trovano sempre più spesso a percorrere strade tortuose dalle quali è difficile uscire. Bisogna tenere conto che rappresenta un’istituzione dinamica che subisce scambi e influenze con l’esterno. Sono proprio quest’ultime che non trovano equilibrio tra la realtà che si vive in casa e quella che sta fuori. Da ciò ne deriva che è sottoposta a continue sfide educative che non sempre è in grado di far fronte. È per questo che bisogna intervenire con aiuti concreti e realistici, che sappiano colmare questo vuoto educativo e relazionale. In questo l’educazione resta, come ho sempre sostenuto, un’arma potente, ma per realizzarla ci vuole coraggio.
Educare con coraggio
Credo che abbiamo perso di vista la centralità della famiglia. Per quanto sia cambiata la sua struttura resta il luogo per eccellenza dove avviene lo sviluppo dell’identità dei nascituri e, il modo in cui i membri si relazionano al suo interno andrà a definire il modo in cui si relazioneranno con i pari e la società. È dalla tenera età che i genitori si prendono cura dei loro bambini con comportamenti di fiducia, sostegno emotivo con una buona educazione ai sentimenti (così dovrebbe essere), che sono alla base del processo di crescita. Ogni famiglia può decidere come educare i propri figli. È libera di essere permissiva, autorevole, amorevole, ipercontrollante e così via, ma almeno lo facesse. È nella famiglia che si impara ad essere in relazione con l’altro diverso da sé, dove si si struttura e consolida l’unicità del proprio essere. Come accennato precedentemente il fatto stesso che i genitori non hanno più modelli di riferimento da seguire, implica uno smarrimento totale di orientamenti educativi che sono sotto l’effetto ipnotico dei mass media. Non possiamo negare che i social hanno reso la nostra vita un delirio sotto molti punti di vista. Sono promotori di di nuovi modi di vivere, consumare, educare, di valori e sentimenti. Hanno fatto sì che si perdesse di vista la centralità della relazione genitori-figli che è intessuta di maglie molto più fini e robuste. I social si sono impossessati della nostra coscienza, della nostra realtà e ci illudono continuamente, ma noi non siamo in grado di riprendere il timone delle nostre vite. O forse non lo vogliamo? Poiché cambiare direzione educativa é impegnativo e richiede scelte impopolari.
La crudeltà dell’agire
Prima di tutto non siamo in grado di cogliere i segnali di disagio e di isolamento dei nostri figli, ma cosa ancora più grave non li vediamo. Il fatto stesso di non vederli così come sono, fragili, bisognosi di regole, di conflitti, di dialogo, di modelli autentici sui quali crescere li porta alla deriva. Il fatto a cui mi riferisco è quello dei due giovani di Pescara, che hanno ucciso il loro coetaneo Thomas Luciani con 25 coltellate per questioni di droga. Quello che mi sconvolge più di ogni altra cosa è la crudeltà dell’azione, la mancanza di sentimenti, di sensibilità, di consapevolezza e di senso umano. Questi ragazzi nella loro riprovevole insensibilità secondo me pensavano anche di farla franca. È tutto molto grave, non ci sono parole, non riesco nemmeno a pensare ciò che hanno fatto, eppure è accaduto. Sta di fatto che le vite spezzate sono tre perché nulla potrà essere più come prima. Credo al contrario che noi adulti dobbiamo interrogarci profondamente su quanto sta accadendo ultimamente. È ora di agire con coraggio, con azioni concrete controvertendo l’ordine delle cose che non ci piacciono. Basta con parole vuote e deleganti é ora di educare.
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