Annamaria è una mia cara amica che ha due splendidi bambini di sette e un anno. È una mamma molto attenta, premurosa, dolce, nonostante sia una donna che lavora e come tutte le donne al mondo, il suo è un doppio compito.
Spesso però gli equilibri sono difficili da mantenere come si desidera e, diventa stressante e frustrante far collimare tutto quello che c’è da fare. Il problema diventa più tormentato durante le vacanze estive quando bisogna essere sempre super organizzate per incastrare delle attività adeguate ai bambini ed evitare così che si annoino.
Per questo ho chiesto suggerimenti ad un’esperta per avere consigli più dettagliati da farle mettere in pratica. Maura Manca è Psicologa e Psicoterapeuta, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza Onlus e vanta vent’anni di esperienza clinica con bambini e adolescenti.
Dottoressa Manca, come possiamo evitare la noia dei nostri bambini in estate?
È sempre più difficile che i figli possano trascorrere del tempo libero senza che esso venga in qualche modo organizzato da genitori, nonni e tate. Crescono troppo abituati a rispettare una agenda scritta da qualcun altro in cui c’è poco tempo e ci sono poche attività sotto la voce “perdere tempo” o “annoiarsi”. Tutto ciò riduce anche il tempo per il gioco creativo, per l’espressività e per uno sport in cui non si deve per forza essere campioni.
Quello che non si sa, è che la noia non è un nemico da combattere a tutti i costi! Ha una funzione positiva ed è utile anche perché, se gestita adeguatamente, attiva le capacità esplorative e la creatività permettendo di mettersi in gioco, trovare delle proprie strategie e scoprire quali attività piacciono davvero.
Certamente non si può pretendere che un bambino possa vivere costantemente il tempo libero in modo autonomo e solitario: il compito dei genitori è quello di offrire stimoli adeguati all’età, che corrispondano il più possibile ai loro interessi e caratteristiche. Ai figli servono alternative, non soluzioni.
L’alternativa migliore per il gioco sembra la tecnologia. Lei cosa ne pensa a riguardo?
Molto spesso si risponde alla noia utilizzando la tecnologia e gli strumenti digitali che catturano l’attenzione dei bambini e riescono ad assorbirla anche per un tempo più prolungato rispetto ad altri giochi e attività. L’errore più grande che si possa fare è anche quello di calmare i bambini con gli strumenti tecnologici: si rinforza quel comportamento, non si lavora sulle motivazioni che hanno generato quello stato d’animo, si indebolisce il ruolo genitoriale agli occhi del figlio. Inoltre, ricorrere costantemente a smartphone e tablet come fossero una sorta di “smart-tata”, non fa altro che isolare il bambino dalla realtà circostante e favorire un uso distorto della tecnologia.
I bambini sono più a rischio rispetto ad un utilizzo eccessivo dei dispositivi elettronici perché, soprattutto durante le vacanze, finiscono per restare attaccati diverse ore davanti agli schermi. Spesso sono i genitori stessi ad esporli alla tecnologia: per tenerli buoni, non farli piangere ed evitare il più possibile la noia, infatti, gli forniscono smartphone e tablet, che vengono utilizzati come veri e propri ciucci o baby-sitter digitali. I bambini rischiano così di trascorrere diverse ore al giorno, spesso anche la sera prima di dormire, davanti a questi dispositivi per guardare senza sosta cartoni animati e video oppure giocare con i videogames.
Quali sono i suoi suggerimenti?
E’ necessario che siano i genitori per primi a mettere da parte la tecnologia e a dare il buon esempio, proponendo anche delle attività in alternativa da svolgere insieme, con i loro coetanei o in famiglia, che aiutino a dimenticarsi per un po’ di smartphone, tablet e pc. È importante che siano attività gratificanti, che possano attirare la loro attenzione, tenendo conto della loro età e dei loro interessi.
Si può pensare insieme, ad esempio, stilando un elenco di proposte o esperienze che i bambini vorrebbero fare, come giocare, leggere un libro, andare in bicicletta, passare del tempo con gli amici, lasciandoli poi liberi di scegliere a quale di essa dedicarsi di più.
Il periodo estivo, infatti, può offrire molte occasioni per vivere attività differenti, anche quando non si può partire: una passeggiata al parco nel pomeriggio, un gelato insieme la sera dopo cena, preparare insieme la cena anche mangiando un po’ più tardi, un film all’aperto o una gita fuori porta nel weekend. Bastano davvero piccole novità per rendere speciale il tempo libero. I bambini devono sentirsi partecipi e coinvolti nelle decisioni e nelle scelte. Non si tratta solo di trovare un modo per tenerli occupati.
Lei è sostenitrice della quantità o qualità del tempo?
Ciò che conta veramente è la qualità, non la quantità del tempo trascorso con i figli. Conosco tanti adolescenti e giovani adulti che si portano dentro dei vuoti emotivi importanti pur avendo trascorso buona parte del loro tempo a contatto diretto con il genitore. Ciò che conta non è la presenza fisica, ma la vicinanza emotiva. Per un figlio è importante essere riconosciuti nelle sue esigenze e nei bisogni, ascoltato nelle sue comunicazioni dirette e indirette (per esempio attraverso i comportamenti). Vicinanza non è controllo e gestione della vita di un figlio, non è essere un autista affetto dalla sindrome del “sono in ritardo” o un bancomat che li riempie di beni materiali. Al giorno d’oggi, poi, se imparassimo ad usare anche la tanto criticata tecnologia anche per dare maggiore continuità al rapporto con i figli, non guasterebbe affatto. I figli hanno bisogno di essere unici agli occhi del genitore, non perdiamo tempo a dare colpa al tempo lamentandoci che è sempre troppo poco, sfruttiamo il nostro tempo e viviamolo in tutta la sua interezza. Ringrazio la Dottoressa Manca che mi ha concesso questa intervista e per essere sempre attenta e scrupolosa nei suoi interventi.
Ho sempre sostenuto che il compito del genitore è quello più difficile. Non esiste manuale che possa indicarci qual è la strategia migliore. Credo, che i suggerimenti della psicologa, non siano impossibili, ma forse, dovremmo sforzarci a saper rinunciare per un attimo, alla frenesia del tutto e subito. Non bisogna smettere di tramandare quei piccoli gesti di vita quotidiana perché servono ad assaporare e a godere di quei momenti semplici, ma vitali, fatti anche di noia. Pertanto anch’io mi sento di suggerire alla mia amica, di continuare a fare quello che già fa egregiamente.
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Salve, Sono Annamaria, la mamma dei due splendidi bambini
Sono una grande sostenitrice “dell’annoiarsi” per il semplice fatto che è proprio quando non c’e Nulla da fare che il cervello si attiva fantasticando su qlcs, inventandosi un gioco o solo incuriosendosi su attività svolte da terze persone che diversamente se concentrati con TV o Tablet nn ci farebbero nemmeno più di tanto caso… l’ho constato sul mio primo figlio di 7 anni che se non preso da iPad o cartoni animati vuole partecipare a qualsiasi attività svolta da me dal papà o più spesso ancora dai nonni… Mario( il mio primo figlio) ha sempre preferito l’aria aperta e giocare con altri piuttosto che isolarsi … e purtroppo anche vero però che spesso io per prima gli propongo il tablet… mi succede quando tornata da lavoro mi ritrovo con tante cose da fare e il più piccolo dei miei figli che mi travolge in cerca di attenzioni li mi sento un po’ colpa ma cerco sempre di recuperare appena ho la possibilità… complimenti sinceri per il bell’articolo soprattutto perché mi tocca da vicino.