La scuola nella concezione di John Dewey, era considerata un laboratorio nel quale la persona può realizzare il proprio sviluppo, sperimentare la relazione tra la sua vita interiore, inconscia e quella sociale fatta di regole e relazioni con il mondo esterno. La persona in quanto soggetto complesso, nella pedagogia deweyana, deve essere educata allo spirito sociale e a far venire fuori, sin dalla tenera età, le “embedded powers”, le potenzialità impresse nella sua interiorità. Si comprende senza dubbio, quanto il concetto di questo autore sia ancora attuale e sottolinea, l’importanza della scuola oggi, al suo ruolo principe, mai sopito, di educare alla comunità come relazione sociale, accogliendo le capacità e le azioni differenti di ogni attore. Per Dewey l’educazione era garanzia di crescita umana e sociale. Ho ripreso questo concetto poiché anche io credo nel potere dell’educazione e dell’impegno costante che ne deriva da una scuola che mette al centro la persona e la rende protagonista della sua vita, ma in particolar modo, che educhi alla differenza e al rispetto dell’altro.
Scuola e teatro un connubio perfetto per sentire…
In proposito, ho apprezzato l’impegno, la creatività e il tema scelto per il tradizionale spettacolo di fine anno, dagli studenti dei licei Artistico, Linguistico e Coreutico del Suor Orsola Benincasa.
Lo spettacolo ispirato alla pièce teatrale della Boîte joujou, è stato realizzato all’interno del progetto alternanza scuola/lavoro a febbraio, dagli alunni del liceo Coreutico che lo hanno portato in scena presso il Conservatorio di San Pietro a Majella, con un balletto in tre quadri e un epilogo per pianoforte e voce narrante, in occasione del centenario della morte di Claude Debussy. Nell’occasione, gli alunni del liceo Artistico hanno realizzato scene e costumi. Il lavoro peraltro è stato selezionato per il Napoli Teatro Festival 2019.
Come nasce il tema?
L’idea nasce dal tema di grande attualità della violenza sulle donne e non solo. I ragazzi si sono sentiti coinvolti emotivamente e hanno voluto esternare i propri sentimenti ed emozioni attraverso l’arte più antica, quella del teatro dove, grazie alla finzione e alla metafora si giunge a trasmettere un messaggio di riflessioni verso chi non sa guardare oltre. L’amore non è un gioco è stata ideata, scritta e interpretata dagli alunni del laboratorio teatrale extracurricolare dei licei Suor Orsola. Il risultato è stato uno spettacolo che si sviluppa su due piani paralleli, la realtà e la fantasia, in cui i giocattoli della Boîte classica (Arlecchino, Pulcinella, Bambola, Soldatino), non sono più protagonisti, bensì spettatori inconsapevoli di ciò che li circonda e assistono a scene di un difficile rapporto con l’amore, inteso troppo spesso come possessivo, violento, poco rispettoso della libertà altrui. I dialoghi, le azioni, le pause e gli incisi, chiedono allo spettatore di riflettere oltre l’immaginazione e esortando a mettersi nei panni dell’altro per capire dall’interno cosa si prova realmente ad essere così consapevoli delle scelte e dei comportamenti che spesso diamo per scontati, per non annullarsi e per essere protagonisti della propria vita. Un lavoro cominciato con laboratori informativi sulla violenza di genere e bullismo, organizzati dalla Vicaria del liceo Artistico e Linguistico, Veronica Torre la quale, si è avvalsa della collaborazione di due professioniste del settore: la prof.ssa Lucilla Gat, per quanto concerne l’aspetto giuridico e la prof.ssa Antonella Gritti, neuropsichiatra infantile, docenti dell’ Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Gli incontri hanno riscosso successo e sollevato problematiche che hanno portato alla progettazione di sportelli di ascolto nell’istituto. I giovani che hanno a disposizione strumenti, adeguatamente stimolati al senso critico e alla conoscenza di sé stessi, sono il futuro di uomini e donne liberi di viversi la vita nel rispetto del vivere civile. La regia dello spettacolo è stata affidata magistralmente alla prof.ssa Tiziana De Tora docente del Liceo Artistico. La scenografia e i costumi sono stati curati nei dettagli dalla prof.ssa Rita Carbone docente del Liceo Coreutico.
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