Premesso che la tecnologia non va demonizzata, ma al contrario bisogna farne un uso intelligente e consapevole. La stessa ci viene incontro per quanto riguarda la disabilità con strumenti compensativi che aiutano i bambini nell’apprendimento. Purtroppo la situazione attualmente ci sfugge di mano, in quanto è scientificamente provato che un’esposizione continua e prolungata danneggia lo sviluppo neurologico.
Lo sviluppo neurologico
Essendo il cervello dei bambini in evoluzione dal punto di vista maturativo, se sottoposti a stimoli inadeguati questo può determinare col tempo la mancanza di sviluppo di determinate abilità. In primis i bambini che stanno molte ore con lo smartphone o il tablet sono sovreccitati e quindi questo comporta problemi di natura comportamentale.
Ne abbiamo parlato a TeleA
Ne ho parlato qualche settimana fa intervistata dalla giornalista Nunzia Marciano nella sua trasmissione mattutina La buon’ora. Come rappresentante dell’ APEI (Associazione Italiana Pedagogisti Educatori Italiana) e, insieme ad altri esperti abbiamo sollevato la preoccupante questione di questo fenomeno che oramai sembra sfuggire di mano. Si è potuto constatare che avviene una modifica proprio da un punto di vista neuronale con una produzione di ormoni dello stress che vanno ad inficiare sulle attività del bambino quindi assistiamo a fenomeni di iperattività, incapacità di rispettare le regole di essere pazienti di saper attendere. Avevo affrontato l’argomento con un mio articolo qualche tempo fa potete leggerlo qui. La tecnologia è immediata, veloce e questo processo impedisce l’autoregolazione oltre a generare una distorsione della realtà. I bambini hanno bisogno di sperimentare, di toccare con mano, di avere il tempo di metabolizzare gli apprendimenti e il mondo del virtuale non può sostituire quei momenti di crescita e di sviluppo fatto di piccoli mattoncini che vanno messi un po’ per volta.
E quindi cosa fare?
È vivamente sconsigliato esporre i bambini in modo precoce alla tecnologia per evitare anche disturbi del sonno, di ansia, di disattenzione, di attenzione selettiva e quindi, di conseguenza problemi di apprendimento. Bisogna innanzitutto educare gli adulti di riferimento alla consapevolezza di offrire alternative che siano più creative e che sviluppino l’ingegno rispetto all’immediatezza della tecnologia soprattutto quando i bambini sono troppo piccoli. In età scolare, invece, è compito dell’adulto monitorare gli accessi alla rete, ai video che vengono guardati, ai materiali scaricati, ai giochi, attraverso delle App (come ad esempio family link) che permettono di gestire il tempo di utilizzo di uno smartphone o di un tablet, lo spegnimento e accensione e, appunto, i contenuti da visionare, educando il minore alla gestione sana ed equilibrata della tecnologia che lo porterà mano a mano a svolgere queste funzioni autonomamente. Ribadendo che della tecnologia oggi non possiamo più farne a meno, bisogna oltremodo non sottovalutare la questione dell’abuso e quindi necessario se non indispensabile educare ad un uso consapevole. Da non sottovalutare poi, l’aspetto più rilevante che è quello affettivo relazionale che deve essere coltivato in contesti familiari e sociali non certamente con l’utilizzo della tecnologia.
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